Inaugura mercoledì 4 maggio, alle ore 18.00, nella sala esposizioni di Officina Contemporanea, in via Mutilati 8/a a Verona, la mostra fotografica “Global Award for Sustainable Architecture”. Organizzata dalla rivista di architettura The Plan membro del GBC Italia, con la collaborazione di Officina Contemporanea e Atelieritaliano ed il patrocinio dell’Ordine degli Architetti di Verona, dell’AGAV e del GIARCH, la mostra è promossa dalla Cité de l’Architecture & du Patrimoine di Parigi.

La mostra, che prosegue sino a venerdi 20 maggio dalle ore 10.00 alle ore 18.00, è ad ingresso libero.

 

EXPO GA: INTRODUZIONE

La crisi energetica e ambientale colpisce ogni luogo nello stesso momento. Nel mondo moderno una simultanea frattura di tali dimensioni non si era ancora verificata.

Nel XX secolo, lo sviluppo industriale si allineò al “treno del progresso”, che diffuse un medesimo modello di vita e di città, in relazione ad ogni società e alla sua storia. Oggi, i treni dello “sviluppo sostenibile” partono nello stesso momento, ma non usano più la stessa energia o non seguono più gli stessi percorsi.

Il fulcro delle priorità si trova nella città e nell’architettura. Per l’attuale costoso dispendio in energia e risorse, città ed architettura sono i laboratori di un futuro sostenibile e delle profonde trasformazioni che la sostenibilità esige. Dal Cile alla Finlandia, dagli Stati Uniti alla Cina, un’architettura d’avanguardia segue una nuova prospettiva: costruire la nostra civiltà globale sulla base di nuove relazioni fra società e risorse.

L’Occidente è sede di numerosi nuclei di creatività: l’energia e i materiali sono i punti focali di una rivoluzione industriale di cui gli architetti sono i propugnatori. Nasce un nuovo racconto collettivo: l’architettura lo concretizza fornendo forma e significato. Nell’emisfero sud, la crisi riscrive le equazioni dello sviluppo: tecnologia e società, sviluppo e progresso, città ed equità… L’emergenza della situazione conduce di frequente ad innovazioni più radicali che in Occidente e ciò lascia presagire rapporti del tutto nuovi fra Sud e Nord. Per l’architettura si profila uno scenario a livello mondiale. Gli scambi fra i protagonisti della scena architettonica sono intensi, verso la condivisione di obiettivi ed ambiti etici. La progettazione globalizzata che contrassegnava gli ultimi anni del Novecento lascia il passo all’universalità di un’architettura che riflette la ricerca di un nuovo equilibrio nei caratteri profondi di ogni territorio. Ogni progetto diviene un frammento del mondo e dà ordine al mondo.

Il Global Award for Sustainable Architecture è stato istituito per promuovere il dibattito internazionale d’architettura. Ogni anno vengono premiati cinque architetti che condividono l’etica dello sviluppo sostenibile ed hanno formalizzato impostazioni innovative ed ecologiche, sia in Occidente sia nei paesi emergenti, nelle città del mondo sviluppato o a favore delle popolazioni più vulnerabili del pianeta. Scopo del Global Award for Sustainable Architecture è di costituire una comunità fra questi architetti di grande talento, di pubblicizzare le loro metodologie e di stimolare lo scambio di esperienze tra Nord e Sud. Dal 2007 sono stati premiati quindici architetti. La mostra intende evidenziare il lavoro di questa nuova avanguardia.

Stefan Behnisch – Stoccarda, Germania – Premio 2007

Stefan Behnisch è uno dei pionieri dell’architettura per la sostenibilità climatica e ambientale, e progetta edifici come grandi ecosistemi, protettivi e seducenti, che propongono un nuovo modo di vivere. « Ottimizzare gli spazi per un maggiore comfort »

Balkrishna Doshi – Ahmedabad, India – Premio 2007

Abitare: un processo, non un prodotto

Doshi non aveva ancora 30 anni quando affiancò Le Corbusier a Chandigarh per i lavori della nuova capitale, diventata un’emblema. La diffusione del Movimento Moderno fu accolta con favore dai critici occidentali che ne identificarono i paladini nei diversi continenti. Doshi era incluso in questo elenco.

Nel 1978 fonda la Vastu-Shilpa Foundation, dedicata alle ricerche sull’edilizia sociale e sullo sviluppo. Riguardo tali temi, Doshi ha continuato ad interrogarsi, preoccupandosi maggiormente di costruire per il popolo indiano che di costruire per l’India.

Françoise-Hélène Jourda – Parigi, Francia – Premio 2007

Una cultura ecologica europea

Nel 1980 Françoise-Hélène Jourda vinse in Francia il concorso « Pour un habitat économe en énergie »*. Diventò così leader della svolta ecologica in Francia e l’interfaccia con il pensiero nordico e tedesco riguardo l’architettura sostenibile. « Architects must stop building monuments »

Hermann Kaufmann – Schwarzach, Vorarlberg, Austria – Premio 2007

Legno, materiale creativo

La carriera di Hermann Kaufmann è inseparabile dalla storia del Vorarlberg, la regione austriaca che da più di trent’anni è diventata un laboratorio di architettura sostenibile. “Siamo proprio all’inizio di una vasta presa di coscienza sociale e politica”

Wang Shu and Lu Wenyu – Amateur Architecture Studio – Hangzhou, Cina – Premio 2007

La storia incontra la creatività

In Cina è iniziata la costruzione di numerose “eco-città” e zone verdi. La metodologia seguita, tuttavia, ha ancora come punto di partenza la “tabula rasa”. Nella città meridionale di Hangzhou, Wang Shu invece propone una prospettiva diversa. “La modernità in Cina può essere affinata, attraverso la sua cultura”

Fabrizio Caròla – Napoli, Italia – Premio 2008

Europa-Africa, uno scambio culturale “fra eguali”

Fabrizio Caròla ha dedicato la propria vita ad inventare tecniche e una specifica arte di costruire che si accordano con le risorse africane. Nel 1973, vivendo nel Mali come esperto di progetti di sviluppo, notò che “la maggior parte del personale inviato in Africa a colmare il divario tecnologico possiede un bagaglio culturale e umanistico piuttosto limitato. L’insufficiente preparazione del personale induce ad introdurre in Africa, senza alcun discernimento, i prodotti più assurdi della nostra civiltà. La qualità di questi prodotti, portata in Paesi che sono ancora mal preparati a riceverli, peggiora ulteriormente la situazione”.*

« La cupola di mattoni non aveva mai attraversato il Sahara »

Elemental/Alejandro Aravena – Santiago, Cile – Premio 2008

La più importante risorsa sostenibile è la città

Alejandro Aravena progettò Elemental nel 2000 per rimpiazzare le favelas che stavano invadendo aree urbane cruciali per l’edilizia residenziale sostenibile. Elemental si propone di costruire con l’impegno di magre risorse finanziarie, usufruendo di materiale economico (cemento e mattone) e con un’edilizia autogestita.

“Màs con lo mismo”

Rural Studio/Andrew Freear, direttore – Università di Auburn, Alabama, USA – Premio 2008

Rinnovare le case per rinnovare la società

Creato nel 1992 da Samuel Mockbee e D.K. Ruth, Rural Studio, con sede nella contea di Hale, ha coerentemente messo in pratica una visione ecologica che ha la sua origine nel Sud. Il teorico dell’agricoltura Wendel Berry ha affermato che dopo i cicloni economici del ventesimo secolo, la società americana deve ricostruire se stessa a partire dalle proprie specifiche fondamenta: comunità, etica della responsabilità e decentramento.

«La nostra è una sostenibilità semplice, nata dalla necessità »*

Philippe Samyn – Bruxelles, Belgio – Premio 2008

Una nuova economia delle risorse

Dalle opere recenti dell’architetto e ingegnere Philippe Samyn risulta evidente la decisione di impegnare la propria credibilità di esperto nel dibattito sull’architettura sostenibile. “L’equilibrio di forma, funzione e tecnica”

Carin Smuts – Cape Town, Sud Africa – Premio 2008

Architettura partecipata

Carin Smuts (CS Studio Architects) costruisce spazi pubblici collaborando con gli utenti nel contesto urbano e rurale del Sud Africa. “Non hanno esigenze architettoniche ma un’energia creativa che desidero liberare. Una volta che si è stabilito il programma, il progetto non dovrebbe imporre una meta, ma piuttosto proporre un’infrastruttura di cui gli abitanti poi prenderanno possesso”.

“La sostenibilità riguarda le persone”

Construire/Patrick Bouchain and Loïc Julienne – Parigi, Francia – Premio 2009

Cultura e partecipazione

Patrick Bouchain si affida a interventi minimi per trasformare le aree industriali abbandonate in spazi di vita e cultura. Si rispettano i bilanci al centesimo, utilizzando materiali standard per ridare vita ai luoghi. Ciascun intervento rivitalizza il contesto abitativo circostante, prestando ascolto ai bisogni delle persone e della comunità, addestrando i giovani sul posto.

“Oggi, ciò che mi interessa è comprendere le esigenze”

Thomas Herzog – Monaco, Germania – Premio 2009

Cultura e scienze

Thomas Herzog è uno dei pionieri nella teoria e nell’applicazione dell’energia solare. Ha già sviluppato una tipologia di abitazioni collettive che utilizzano il solare con sistemi costruttivi integrati e unità progettate per trarre il massimo vantaggio dalle condizioni climatiche. “Per quanto riguarda l’energia, dobbiamo cambiare punto di vista: dalle case alle città”

Bijoy Jain – Mumbai, India – Premio 2009

Creare connessioni sensoriali e fisiche con i luoghi

Bijoy Jain, studi negli Stati Uniti, è contemporaneamente in accordo e in conflitto con la globalizzazione. La sua duplice formazione, occidentale e indiana, gli consente di criticare in India un tipo di sviluppo che sacrifica le risorse e la cultura del Paese. Con pazienza, cerca di creare un unico sistema di lavoro che sia al contempo chiaramente ecologico e contemporaneo: “vogliamo usare il paesaggio indiano come risorsa; per creare spazi in armonia con le condizioni climatiche locali, con i materiali e le tecnologie disponibili”.*

“Vivere all’interno di una cultura significa studiarla tutti i giorni”

Diébédo Francis Kéré – Gando, Burkina Faso – Berlino, Germania – Premio 2009

Una globalizzazione intelligente

Con la qualifica di carpentiere, Francis Kéré ottenne con l’aiuto di BMZ, un’organizzazione non governativa tedesca, una borsa di studio per frequentare i corsi di architettura alla Technische Universität di Berlino. Vive in parte nel Burkina Faso e in parte in Germania, dove ora è docente. A Berlino, insegna ai suoi studenti architettura sostenibile. Nel suo villaggio di Gando costruisce arredi urbani e scuole, tutti improntati alla stessa razionalità, economia e sobrietà di linee che aderiscono alla realtà locale dei metodi e delle risorse, considerando le conoscenze africane nel campo delle costruzioni altrettanto valide che le conoscenze europee.

“Arredi urbani che contribuiscono allo sviluppo e si adattano al clima”

Sami Rintala – Bodo, Norvegia – Premio 2009

Architetto e artista

Sami Rintala è convinto che un’architettura consapevole delle responsabilità ecologiche tornerà ai ruoli fondanti: fornire rifugio e protezione per le persone, dare forma alla relazione dell’essere umano con la natura e la storia. “Il modo migliore per me di esercitare un’influenza nella società, è insegnare”

L’esposizione è prodotta da Cité de l’Architecture et du Patrimoine / Institut Français d’Architecture e circuitata in italia grazie alla rivista THE PLAN.